9 dicembre ... -4 a Santa Lucia! Forse a molti non dirà molto, ma a Verona i bambini aspettano con trepidazione la notte tra il 12 e 13 dicembre, perchè sanno che al loro risveglio la Santa avrà lasciato qualcosa per loro. Quando ero bambina, Babbo Natale me lo filavo a stento: era Santa Lucia a portare ai bambini giochi e soprattutto dolcetti...anzi, confesso che questi li ricevo ancora.
Ho pensato di inaugurare la settimana di Santa Lucia con un post su una lezione gratuita dedicata proprio a questo tema, a cui ho partecipato a metà novembre. Questa demo si è tenuta al paese in provincia di Verona da cui provengo, Vago di Lavagno. Qui da un paio d'anni ha aperto Ristotec, un negozio che fornisce tutto ciò che occorre ai ristoratori professionali, ma anche ai cuochi amatoriali: attrezzi per preparare, decorare e servire, ingredienti, package ... Ogni volta che vado a trovare i miei genitori a Vago, una tappa qui è d'obbligo: anche se non mi serve qualcosa di specifico, mi studio il negozio in cerca di qualche chicca. Inoltre durante l'anno organizza diverse lezioni di cucina a pagamento e molte dimostrazioni gratuite; non avevo mai partecipato prima, ma questa su Santa Lucia mi è sembrata subito una bella occasione e infatti non sono stata smentita: si partecipa assieme ad una ventina di persone curiose e appassionate, si scherza, si assaggia, ma soprattutto si imparano un sacco di cose ... in realtà da Ristotec può capitare di imparare anche solo entrandoci perchè Barbara, la simpaticissima proprietaria, è accogliente, sempre disponibile a spiegazioni e scambi di informazioni.
Tornando alla demo di Santa Lucia, nella zona cucina del negozio Barbara ha preparato 3 dolci tipici di questa ricorrenza, ognuno caratteristico di un diverso paese: i puoti, ossia i biscotti che a Verona si preparano per i bambini intorno al giorno Santa Lucia; la cuccia, un dolce al cucchiaio di Palermo a base di ricotta e grano cotto; i Lussekatter, dei panini dolci svedesi con lo zafferano.
In particolare i puoti realizzati non erano quelli ora più diffusi, ossia delle pastafrolle di varie forme (stella, cuore, animali) ricoperte di zucchero a velo, ma degli ometti, anzi dei bambolotti ("puoti" appunto), la cui preparazione non richiede mattarello o tagliabiscotti, perchè si formano arrotolando una striscia di impasto.
Un aspetto molto interessante è che ognuno di questi tre dolci sia legato ad una storia.
Puoti - Secondo la tradizione popolare veronese, intorno al XIII secolo, in città, soprattutto tra i bimbi, era scoppiata una terribile e incurabile epidemia agli occhi. La popolazione decise di chiedere la grazia a Santa Lucia (patrona della vista), con un pellegrinaggio a piedi scalzi e senza mantello, fino alla chiesa di S. Agnese, dedicata anche alla martire siracusana. Il freddo spaventava i bambini che non avevano intenzione di partecipare al pellegrinaggio. I genitori, quindi, promisero loro che, se avessero ubbidito, la Santa avrebbe fatto trovare al loro ritorno tanti dolci regali. I bambini accettarono ed iniziarono il pellegrinaggio; poco tempo dopo l'epidemia si esaurì. Da quel momento è rimasta la tradizione di portare in chiesa i bambini, per la benedizione degli occhi, il 13 dicembre; ancora oggi, la notte del 12 dicembre, i bambini aspettano l'arrivo di Santa Lucia che porta loro gli attesi regali in sella ad un asinello, accompagnata dal Castaldo, l'aiutante.
Cuccia - La leggenda narra che nel 1646 la Sicilia (la città precisa cambia in base alle versioni) fu colpita da una grave carestia, durante la dominazione spagnola; proprio nella giornata dedicata alla santa, sarebbe miracolosamente approdata alla Cala (l’antico porto di Palermo) una nave carica di frumento, salvando la popolazione. La gente, estremamente provata dalla fame, non attese che il grano venisse macinato e ridotto in farina, ma lo mise a bollire e lo mangiò intero.
Da quel momento alla devozione per Santa Lucia è stato associato l’uso di consumare, il 13 dicembre di ogni anno, cuccia – grano bollito, originariamente condito solo con olio e sale - mentre sono banditi dalla tavola pane, pasta e ogni altro derivato del frumento. Il termine deriva da "cocciu", che in dialetto siciliano vuol dire chicco, o dal verbo "cuccìare" cioè sgranare.
Lussekatter - Questi panini arrivarono in Svezia dalla Germania e sono legati ad un'antica leggenda. Il loro nome significa gatto infernale o addirittura gatto di Lucifero. Si narra infatti che in Germania nel XVII secolo, il diavolo andasse in giro a spaventare e picchiare i bambini nelle tenebre, sotto forma di gatto che, come è risaputo, vede anche al buio. Gesù bambino, invece, divideva con i bimbi buoni dei panini e l'unico modo per allontanare il diavolo da loro era farli risplendere come fiammelle luminose: per questo motivo i Lussekatter sono gialli di zafferano e vennero poi collegati al culto di Santa Lucia, simbolicamente legata alla luce e alla vista. I panini arrivarono in Svezia alla fine del XVII secolo nella regione della Mälardalen e si diffusero nel resto del paese solo più recentemente, legati al culto di Santa Lucia, che dava inizio alle feste di Natale, ma che rappresentava anche l'avvicinarsi del solstizio d'inverno, il giorno che avrebbe dato il via al riallungarsi delle giornate. I Lussekatter hanno diverse forme tipiche, la più comune è quella a forma di S e in ogni ricciolo viene deposto un chicco d'uva passa.
Durante la demo da Ristotec le preparazioni dei tre dolci si sono alternate per permettere i necessari riposi ai diversi impasti; gli assaggi poi sono stati buonissimi, ma quello che ho preferito è stata sicuramente la cuccia, perchè adoro i dolci con la ricotta. Quel giorno sono tornata a casa davvero esaltata e ancora adesso non vedo l'ora di rifarli da sola tutti e tre...purtroppo non ne ho ancora avuto l'occasione. Barbara Ristotec inoltre spedisce le sue ricette tramite Facebook, basta chiederle l'amicizia ... vale davvero la pena di averle e soprattutto sperimentarle.
Barbara con la sua fidata assistente Anna |
Nessun commento:
Posta un commento